Gli interventi di confinamento laterale sono rivolti a controllare e ad eliminare le possibili emissioni di contaminanti sotto forma liquida o gassosa nei terreni che formano il sottosuolo, e le interazioni di essi con le acque sotterrane.
Le tecniche di confinamento risultano conformi alle prescrizioni della recente normativa in materia di discariche e di bonifiche e sono spesso la soluzione definitiva praticabile, in termini di sostenibilità, tecnico economica per la messa in sicurezza dei siti.
Secondo le recenti normative e Linee Guida Europee, dette opere devono rispondere a precisi requisiti:
• Le opere di difesa idraulica obbligatoriamente devono garantire l’assenza di giunti di costruzione tra setto e setto, le tecnologie devono garantire la compenetrazione parziale degli stessi setti e non il semplice appoggio in adiacenza tra setto e setto;
• Resistenza meccanica ed alla deformazione;
• Resistere alle erosioni e soffusioni causate dalle escursioni delle falde acquifere;
• Stabile agli agenti inquinanti;
• Impermeabile ai liquidi ed ai gas;
• Le tecnologie esecutive devono garantire il risultato finale esente da contaminazioni.
Visto l’elevato grado di perizia esecutiva necessario per l’esecuzione di dette opere e la necessità delle elevate prestazioni delle stesse, si ritiene indispensabile proporre una tecnologia che sia in grado di garantire le sopra citate caratteristiche e monitorare contemporaneamente in fase di realizzazione il ciclo costruttivo.
Iniziare il monitoraggio già nella fase costruttiva, raccogliendo tutti i dati utili alla comprensione delle possibili anomalie di funzionamento dell’opera di impermeabilizzazione (esempio ammorsamento e verticalità dei pannelli), soddisfa completamente il pensiero del legislatore D.M. 471/99 che prescrive la necessità di progettare ed eseguire un adeguato monitoraggio d’efficienza di tutte le opere che riguardano la bonifica dei siti contaminati.
In particolare si sottolinea la necessità di verificare la qualità dell’opera in vera grandezza, nel tempo, nelle proprietà dei materiali e nell’efficienza costruttiva degli stessi. In considerazione di questi aspetti, il recente regolamento italiano sulla bonifica dei siti contaminati “messa in sicurezza” richiede per le barriere verticali, controlli più restrittivi di quelli in uso per le altre tecnologie di bonifica.
Oggetto di tali azioni devono essere tutte le fasi temporali in cui può essere suddivisa la costruzione e la post‐costruzione dell’opera:
• Monitoraggi a breve e a lungo termine.
In riferimento a quanto sopra esposto si è ritenuto idoneo adottare una tecnologia che garantisca non solo le azioni richieste dalla normativa ma che riesca a controllare le singole lavorazioni contemporaneamente all’esecuzione, registrando i diversi parametri che saranno messi a disposizione giornalmente della D.L.
La realizzazione del diaframma plastico prevede la messa in opera di pannelli con spessore medio reso di cm. 16 ‐ 20 e lunghezze pari a 50 ‐ 80 cm, per ogni singola infissione, la dimensione è variabile in funzione della litologia e resistenza meccanica dei terreni che formano il sito oggetto dell’intervento; la profondità dei pannelli è variabile da un minimo di 7,00 m. ad un max 22,00 m. dal p.c. medio.
Superficie del diaframma circa 3.900 mq.
La realizzazione del diaframma plastico prevede la messa in opera di pannelli con spessore medio reso di cm. 30 e lunghezze pari a 200 cm, per ogni singolo pannello, La profondità dei pannelli è variabile da un minimo di 7,00 m. ad un max 24,00 m. dal p.c. medio.
Superficie del diaframma circa 1.020 mq.
Immorsamento come da elaborati grafici di progetto.
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