“Siamo riusciti a tamponare la falla (nella serata di ieri, poi è stata completamente sigillata, ndr). Ci serviranno altri giorni di lavoro per ripristinare l’argine alla sua origine. Se il meteo ci aiuta è ancora meglio”. Marco Franco, della ditta Cib di Bologna, è una persona molto pratica. Non potrebbe essere altrimenti: assieme alla sua squadra di ingegneri, macchinisti, operai e camionisti, è stato in grado di posizionare decine e decine di massi ciclopici di tremila chili l’uno per frenare il corso d’acqua del Panaro che da domenica notte, dopo la rottura di un pezzo d’argine di una quarantina di metri, ha provocato l’allagamento di case e l’intero paese di Nonantola.
Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, aveva previsto tre giorni di lavoro; questa volta è stato un record. “Nessuna pausa, niente cena, nessuno è rientrato a casa questa notte. Il nostro personale è specializzato – dice Franco – da anni opera nei corsi d’acqua e ha imparato a lavorare in condizioni estreme”. È il caso dell’argine di via Tronco, che si raggiunge dal vecchio ponte di Navicello, svoltando a destra mentre si procede in direzione Nonantola.